I turisti dai Paesi dell’Unione rappresentano il 79,4% del totale delle presenze sulla sponda veronese. Su quella bresciana prevalgono gli americani. Artelio: «Investire sui mercati con più potenziale di crescita».
Di Emanuele Zanini
ll Garda chiama, l’Europa (e non solo) risponde. Il turismo straniero nell’areale gardesano negli ultimi anni si sta evolvendo, influenzato anche dal lungo periodo segnato dal Covid che ha mutato abitudini e flussi turistici. Alla vigilia delle elezioni europee che decreteranno la composizione del nuovo Parlamento UE, il quadro generale delle presenze turistiche internazionali, a partire da quelle provenienti dal Vecchio Continente, è variegato e in evoluzione.Secondo i dati HBenchmark – Hospitality Data Intelligence – e Fondazione Dvg, Destination Verona Garda, l’Europa rappresenta la grande maggioranza dell’area di provenienza degli ospiti negli alberghi della sponda scaligera con quasi 2.500 camere disponibili. L’Ue registra un aumento dell’8,1% dal 2019 al 2023, passando da 71,3% al 79,4% sul totale delle presenze, mentre i Paesi extra UE (Regno Unito, Svizzera e Stati Uniti) hanno segnato una flessione del 2% (dal 17,8% sul totale di cinque anni fa si è passati al 15,8%). Le nazionalità più marginali, che rappresentano a malapena il 10% del totale, invece sono ulteriormente calate di oltre sei punti percentuali.
I flussi tedeschi
I tedeschi si confermano la fetta più consistente del mercato: lo scorso anno negli alberghi veronesi sul Garda, sempre secondo le rilevazioni di Hbenchmark, hanno rappresentato il 56,3%, in crescita sul 2019 quando erano appena sotto la metà, fermi al 49,9%. A seguire il Regno Unito, in calo di quasi due punti (dal 14,8 al 13% negli ultimi quattro anni), quindi gli italiani – in leggero aumento (dal 7,7 all’8,2%) – l’Austria, costante a poco più del 5% e poi a seguire il gruppo rappresentato da diverse nazioni poco significative prese singolarmente ma che insieme hanno segnato nel 2023 il 4,8% (nel 2019 erano però il 10,9%). Distaccati invece Paesi Bassi e Svizzera con circa il 2%, Danimarca, Belgio, Irlanda, Finlandia, Stati Uniti, Francia, Cechia, Svezia. Trend che si ripresentano, molto simili per il numero di camere vendute.
Obiettivi
In merito ai numeri e alla metodologia dei rilevamenti, Paolo Artelio, presidente della Fondazione Dvg, sottolinea come «con la nascita dell’Osservatorio turistico Verona Garda intendiamo restituire per la prima volta dati e informazioni che rispecchino realmente il polso della situazione passata, presente e futura sul turismo locale. A fronte di grandi cambiamenti e sconvolgimenti storici come la pandemia», precisa poi Artelio, «fino al 2023 i mercati geografici di riferimento hanno comunque confermato una crescita di turisti UE, a fronte di un segno negativo di 2 punti di quelli extra UE. Il Piano strategico 2023-2026 della fondazione aveva indicato tra gli obiettivi quello di aumentare le presenze da mercati attuali quali la Bassa Germania (Baviera e Baden-Württemberg), Italia, Austria, Nord Europa e Svizzera e quello di rafforzare le azioni per stimolare l’attenzione e l’arrivo di mercati potenziali o già acquisiti, ma con forti potenzialità di crescita: Germania (altri Lander diversi dalla Baviera), Usa, Regno Unito, Israele, Irlanda, Francia, Polonia, Repubblica Ceca e Spagna. Proprio questi ultimi, grazie anche alla sinergia con l’aeroporto Catullo e all’ampliamento delle rotte dirette su Verona, la città diventa una porta d’ingresso per il lago grazie ai flussi provenienti dalla Spagna ma anche dalla Francia».Per Ivan De Beni, presidente di Federalberghi Garda Veneto dopo l’«era Covid» il mercato estero ha conosciuto un’evoluzione. «Sebbene l’ospite tedesco rimanga predominante, seguito da inglesi, scandinavi, francesi e spagnoli, negli ultimi anni abbiamo riscontrato un crescente interesse anche da turisti provenienti da altre nazioni, specialmente dall’Est, come Polonia, Repubblica Ceca e anche Romania, oltre che dai Paesi Baltici. Pure il mercato israeliano sta avendo riscontri positivi», aggiunge De Beni. «Stiamo parlando di fette di mercato ancora minoritarie, che rappresentano alcuni punti percentuali sul totale, ma comunque interessanti. Credo che si possano e si debbano sviluppare politiche di promozione turistica mirate anche per queste aree».
La frontiera americana
Appare invece un po’ diversa la situazione sulla sponda bresciana, dove gli Stati Uniti stanno dando segnali importanti: «I dati delle presenze sono chiari: dopo tedeschi ed inglesi, gli americani stanno scoprendo il lago di Garda, innamorandosene sempre di più», commenta Andrea Maggioni, coordinatore Confesercenti Lombardia Orientale per il Garda. «Se la presenza di lombardi, tedeschi, austriaci e olandesi è una certezza, la notizia degli ultimi due anni è la sensibile presenza di turisti nord-americani tra le vie dei centro storici. Le presenze statunitensi ha subito un incremento del 295% nel 2022 passando da 39mila a 115mila in Provincia di Brescia. Il futuro dell’economia di questa zona passa da qui e da un nuovo e diverso mix di presenze», sostiene Maggioni.Il referente di Confesercenti ricorda come un’indagine svolta dal sito specializzato Expedia, in relazione agli ultimi 28 giorni, fotografa un trend ben chiaro: i turisti provenienti dagli Stati Uniti rappresentano l’8,7% delle presenze nell’ultimo mese, subito dopo gli inglesi con il 17% ed i tedeschi con oltre il 36%.«La crescita esponenziale delle presenze americane sta compensando la lieve flessione delle presenze nordeuropee, anche in termini di potere di spesa. Basti pensare che, sempre secondo Expedia, un cliente tedesco spende mediamente 188 dollari al giorno, un nord-americano 447 dollari al giorno», osserva ancora Maggioni. «Un nuovo bacino di clienti che, con standard elevati, può contribuire a quel salto di qualità che il nostro lago di Garda deve realizzare. È su questi trend che bisogna puntare».Secondo Maggioni inoltre, «la collocazione geografica del Garda, a metà strada tra Venezia e Bergamo, Brescia e Milano, deve essere ulteriormente valorizzata come meta privilegiata per i turisti nord-americani, asiatici ed australiani che fanno il “grand tour” in Italia: una internazionalizzazione delle presenze sul lago di Garda non può che essere il futuro dell’economia di questa zona». Il manager bresciano ricorda infine come «The data appeal company», azienda specializzata nella analisi delle «tracce digitali», ha rilevato nel 2023 un incremento del 2% per il lago di Garda: con il castello di Sirmione, il Vittoriale, le Grotte di Catullo, il lungolago di Salò e le limonaie di Limone, indicate come le location più gettonate sul web e sui social.
Il trend Le presenze straniere nell’area trentina del lago rimangono stabili con una leggera tendenza al rialzo. Domina ancora la Germania che lo scorso anno ha rappresentato il 43% del totale (la stessa percentuale anche nel 2019), seguita dall’Italia (23%, un punto in meno di cinque anni fa), quindi Austria (5%), Regno Unito (4%), Polonia (4%, valore raddoppiato sul 2019), Olanda (3%), Repubblica Ceca (3%) e via via gli altri, con il «resto del mondo» all’11%. «Stiamo lavorando per destagionalizzare le presenze e quindi allungare il periodo in cui i turisti stranieri alloggiano nel Garda trentino», afferma Silvio Rigatti, presidente di Garda Dolomiti, la più grande azienda di promozione turistica della Provincia autonoma trentina. Se l’andamento rimane positivo, così come le prospettive per quest’anno, non manca, secondo Rigatti, una grande incognita per il futuro, a partire dal 2025. In quell’anno, infatti, è previsto l’inizio dei lavori del ponte di Lueg, nel tratto austriaco dell’autostrada del Brennero. Il rischio è che si crei un maxi-imbuto vicino al confine con l’Italia. Questo potrebbe mettere a rischio l’interscambio commerciale tra il Belpaesee e i mercati del centro e nord Europa, a partire dalla Germania, ma soprattutto sfavorire l’arrivo di turisti in Italia e quindi anche sul Garda. «Si formeranno code chilometriche che disincentiveranno i turisti a trascorrere le vacanze sul lago», sottolinea preoccupato Rigatti. «Il rischio è trovarsi un calo del 20-30% in un colpo solo».
L’Arena “Speciale Economie”, 27 maggio 2024, pp. 14-15
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