Gli albergatori italiani alzano la voce e passano all’azione legale contro Booking.com, accusata di aver condizionato per anni il mercato con pratiche ritenute anticoncorrenziali. L’iniziativa, promossa da Federalberghi Nazionale in sinergia con HOTREC (l’associazione europea dell’ospitalità) e altre organizzazioni di 25 Paesi europei, punta a ottenere un risarcimento economico per i danni subiti da migliaia di strutture ricettive.
Al centro dell’accusa vi sono le clausole di parità tariffaria, già dichiarate contrarie alle norme UE dalla Corte di giustizia dell’Unione Europea lo scorso settembre 2024. Tali clausole impedivano agli hotel di proporre ai clienti tariffe più convenienti rispetto a quelle pubblicate su Booking, limitando la libertà degli imprenditori e generando perdite economiche significative.
Anche Federalberghi Garda Veneto, dopo l’annuncio di Federalberghi Verona, si è unita a questa battaglia, invitando gli albergatori del territorio a partecipare all’azione collettiva. «È arrivato il momento di farci restituire il maltolto», ha dichiarato Ivan De Beni, esortando gli associati ad aderire all’iniziativa in vista del direttivo nazionale previsto l’11 giugno a Roma.
«Booking non è più una semplice piattaforma di intermediazione com’era all’inizio – spiega De Beni, – ma ha assunto un ruolo dominante, imponendo comportamenti agli albergatori, vincolandoli nei prezzi e nelle condizioni da applicare». Il meccanismo ha generato una perdita di controllo sulle politiche commerciali degli hotel, costretti a seguire linee imposte da una multinazionale, spesso a discapito del rapporto diretto con il cliente.
A sottolineare l’impatto anche sul consumatore è Giovanni Lonardelli, presidente degli albergatori di Bardolino: «Paghiamo commissioni altissime a Booking, anche sull’IVA, che vanno dal 15 al 20% del prezzo totale. Ci tengo a sottolineare che questa commissione grava anche sulla parte di Iva, cioè noi la paghiamo sul prezzo totale, non sul netto che l’albergo incassa ma sul lordo compreso di IVA. Questa novità che ha portato Federalberghi a muoversi ci dà la possibilità di essere più competitivi, il che non vuol dire necessariamente avere dei margini maggiori. Prima eravamo obbligati ad avere una parità tariffaria, da oggi invece possiamo anche fare un prezzo un po’ più basso che da un lato ci permette di guadagnare un po’ di più noi ma soprattutto di un trattamento di favore ai nostri clienti».
La recente pronuncia della Corte UE ha infatti aperto uno scenario inedito, consentendo agli hotel di proporre tariffe più basse ai propri clienti diretti. “Da oggi possiamo tornare ad essere competitivi – prosegue Lonardelli – e offrire condizioni personalizzate ai nostri clienti abituali.”
La sfida ora è sulla fidelizzazione: convincere gli ospiti a prenotare direttamente, smascherando il falso mito del risparmio su Booking. «Quando i clienti vengono direttamente da noi possiamo offrire condizioni più vantaggiose», conclude De Beni. «Molti usano Booking come motore di ricerca e finiscono per farci pagare commissioni su prenotazioni che potremmo gestire internamente».
Un messaggio forte e chiaro, che segna l’inizio di una battaglia legale ed etica per riequilibrare i rapporti nel settore dell’ospitalità, restituendo agli operatori la libertà di gestire la propria attività e ai clienti il vantaggio di scegliere in piena consapevolezza.