The Internet Gourmet – Quando un patto sul vino diventa progetto educativo
Ho accolto con grande favore l’annuncio che Federalberghi Garda Veneto, l’associazione di categoria che riunisce circa quattrocento strutture alberghiere della sponda orientale del lago di Garda e del suo entroterra, ha deciso di promuovere attraverso i propri associati i vini prodotti dall’azienda agricola che l’Istituto professionale salesiano Tusini di Bardolino ha aperto perché i ragazzi dei propri corsi di cantiniere e di tecnico vitivinicolo possano esercitarsi sul campo. Non nascondo, inoltre, che mi ha fatto molto piacere che Federalberghi abbia chiesto a me di presentare quei vini alla stampa. Dell’una e dell’altra cosa sono contento per cinque diversi motivi.
I primi due sono molto personali: mia madre nacque e crebbe a due passi di quel Campo del Sacco sul quale è sorto il Tusini e io, poi, in quella scuola, che sta sulla Rocca alle spalle del paese di Bardolino, ci frequentai le scuole medie. Invece, tra i motivi sociali che mi hanno destato interesse c’è il grande lavoro che i Salesiani laici del Tusini stanno facendo per formare le figure professionali degli operatori di vigna e di cantina, a servizio di una provincia, quella veronese, che deve molto, in termini economici, al settore del vino; e poi c’è l’opera altrettanto significativa che Federalberghi del Garda Veneto sta conducendo per la promozione turistica del territorio in cui vivo. La quinta motivazione è che i vini dei Salesiani sono molto buoni.
In un certo senso, fui proprio io che li “scoprii” un paio di anni fa, quando assaggiai il loro Rosato, fatto con le stesse uve che il disciplinare di produzione destina al Chiaretto bardolinese, e lo trovai proprio ben fatto, tant’è che lo volli inserire in una degustazione alla cieca destinata alla stampa. Ebbene, il responso dei colleghi rispecchiò il mio, quel vino rosa è davvero buono. Adesso, oltre al Rosato, i Salesiani fanno altre tre vini, tant’è che per gestirne la produzione hanno dato vita a uno spin off della scuola, le Tenute Giuliari Don Bosco, con sede ad Albarè di Costermano sul Garda, a ridosso dei vigneti e degli edifici donati alla congregazione nel 1962 dalla contessa Elena Giuliari, in memoria del marito, il generale Pier Camillo Tusini, e del loro unico figlio Gualberto. La contessa desiderava che quelle vigne, la villa di famiglia e gli annessi potessero diventare in parte un luogo di preghiera, e in parte una scuola per la coltivazione della vite. Il sogno adesso è del tutto compiuto, stante che ad Albarè, sulla scorta dell’insegnamento e dei valori che furono propri di san Giovanni Bosco, un po’ si prega, un po’ ci si impegna per il recupero di persone che i casi della vita hanno gettato in qualche difficoltà, e un po’ si fa, come detto, anche scuola di viticoltura, un attività questa terza, che si integra con l’esperienza formativa svolta all’istituto Tusini, dov’è stato attrezzato un vero e proprio laboratorio di cantina.
Tecnicamente, non sono gli allievi della scuola professionali a produrre il vino, bensì uno staff di professionisti, ma nelle vigne di Albarè i ragazzi assistono e prendono contatto con la parte produttiva, che ovviamente è fondamentale ai fini della formazione, sicché partecipano alla potatura, ai trattamenti e alla vendemmia. Inoltre, al Tusini collaborano alla conduzione dei macchinari enologici, al controllo delle fasi di vinificazione e a tutte le attività di gestione della cantina, in modo da essere pronti a entrare direttamente nel mondo del lavoro, appena conclusa la scuola. A oggi sono duecentoventi gli studenti che si sono iscritti al percorso vitivinicolo triennale dei Salesiani di Bardolino, e una decina hanno già deciso di specializzarsi ulteriormente, proseguendo col quarto anno, apprendendo anche nozioni di enoturismo. Un’esperienza, questa del Tusini, che è unica in Italia.
Ora, dicevo, gli albergatori gardesani, che sono guidati da Ivan De Beni, anch’egli ex allievo del Tusini, si sono impegnati a far conoscere e a commercializzare le quattro etichette delle Tenute Giuliari Don Bosco, e il ricavato andrà a sostenere le attività realizzate dai Salesiani, come mi ha spiegato Matteo Bortoletto, il direttore laico della Casa Salesiana di Bardolino.
Mi sono dilungato a parlare della partnership tra i Salesiani del Tusini e Federalberghi Garda Veneto perché a me piacciono tantissimo i progetti come questo, che che mettono insieme economia, cultura, formazione, accoglienza, educazione, rispetto della territorialità. Quando insisto nel dire che il vino italiano deve rinascere dalle proprie radici umanistiche, ho in mente anche qualcosa del genere. Però adesso devo dire due parole riguardo ai vini, perché dietro ai progetti ci vuole sostanza, e qui la sostanza, come ho detto, è valida, a cominciare dal fatto che tutti e quattro possiedono una forte impronta territoriale, e potrebbero benissimo appartenere alle doc locali del Chiaretto di Bardolino, del Bardolino della sottozona Montebaldo e anche del Garda, cosa che al momento non avviene per questioni meramente amministrative.
Vino Rosato Il Savio 2024 Tenute Giuliari Don Bosco. Frutto delle uve delle varietà corvina, rondinella e croatina, non esito a dire che per me Il Savio è un’ottima interpretazione del vino rosa tradizionale gardesano, ed è veramente un peccato che per ora non venga etichettato con la denominazione di origine. Di colore molto chiaro e brillante, al palato è un’esplosione di kumquat, di arancia sanguinella e di mandarino. Il sorso è intriso del sale delle colline moreniche. Il finale è serissimo, asciutto, perfino tannico, come si addice ai vini rosa gastronomici. L’alcol è al 12,5%. Chiaramente, il nome è ispirato alla figura di san Domenico Savio, che fu tra i primi allievi di Don Bosco. (90/100)
Vino Rosso Il Cortile 2024 Tenute Giulia Don Bosco. Dicevo che i vigneti dei Salesiani sono ad Albarè di Costermano, ossia in quella porzione di territorio che è virtualmente ricadente nella sottozona Montebaldo del Bardolino. Ebbene, questo vino rosso ha tutte le caratteristiche che mi aspetto dalla corvina veronese coltivata in quell’areale, ossia la mora di rovo, l’acidità dell’arancia sanguinella e l’afrore speziato del chiodo di garofano. Il sorso è nervoso e vibrante e il tannino tutto sommato è ben gestito, se consideriamo le piogge del 2024. Alcol al 12,5%. Il nome Il Cortile ricorda il cortile del Tusini, dove ingaggiavamo, al termine delle lezioni, infuocate partite di pallavolo e pelota. (88/100)
Vino Bianco Il Frutto di Don Bosco 2024 Tenute Giuliari Don Bosco. In questo caso la dedica è fin troppo chiara. Il vino è fatto con la garganega, che è tuttora presente nei vigneti locali perché fino al 2001 ne era consentito l’utilizzo nel taglio del Bardolino. Più floreale che fruttato, il profumo è molto ben cesellato e il sorso ha tensione e sapidutà, così com’è tipico dei vini morenici. Un vino bianco da aperitivo, da bere in maniera disimpegnata e da abbinare alla cucina estiva. (85/100)
Vino Rosso Il Carisma 2023 Tenute Giuliari Don Bosco. Per fare questo quarto vino, la corvina, il corvinone e la croatina vengono vinificati freschi, mentre il merlot viene raccolto in cassette per sottoporlo a una ventina di giorni di appassimento. La vinificazione avviene in acciaio e poi l’affinamento si conduce per un anno in barrique di media tostatura. Il vino ha una certa struttura e mira soprattutto alla precisione tecnica. Alcol al 13%. Il Carisma è quello di Don Bosco.