L’Arena – In crisi il lavoro degli stagionali «Stipendi bassi e affitti troppo alti»
Di Katia Ferraro
Addetti alle pulizie, governanti, cameriere ai piani, lavapiatti, facchini, manutentori, camerieri di sala: sono tra le figure «di prima linea» più richieste nel turistico-ricettivo. C’è chi, dopo lo spartiacque del Covid, si è rivolto ad altri impieghi. Chi, pur volendo tornare sul Garda a lavorare si scontra con la difficoltà di trovare appartamenti in affitto, per l’esplosione del fenomeno delle locazioni turistiche. E poi c’è chi vive sul lago e finora non ha avuto il problema dell’alloggio, ma segnala «la paga» come ulteriore disincentivo: l’assunzione proposta non direttamente dalle strutture, ma tramite cooperative di servizi. «Sono costretta a lavorare in nero per tirare avanti», racconta una cinquantenne, che ha vissuto e lavorato per anni a Bardolino. «Il mio ultimo lavoro regolare risale a due anni fa, sul lago. Ho fatto la cameriera ai piani in un hotel, lavoravo otto-nove ore al giorno prendendo 6,5 euro netti all’ora. Facevo una ventina di camere da sola. Ne ho risentito fisicamente». Dopo quell’esperienza ha trovato lavoro come badante e negli ultimi mesi si è rimessa in moto per cercare un lavoro stagionale. «Ho spedito il curriculum a un hotel e qualche giorno fa mi ha contattato una coop che mi è stato riferito gestire il personale. La paga era 6 euro lordi all’ora, con 25 minuti per rifare una camera dopo una partenza e 15 per una permanenza. Tempi che ci possono stare se gli ospiti sono ordinati, ma spesso non è così». A frenarla è stato il compenso. «A queste condizioni non si può avere uno stipendio decente. Le coop di questo tipo stanno prendendo piede, lo vedo negli annunci di lavoro», osserva la donna, su cui incombe lo sfratto dalla casa dove abita da anni. «Non per morosità», precisa, «io e mio marito siamo sempre stati puntuali nei pagamenti, ma la proprietaria ha deciso di vendere l’appartamento. Non sappiamo dove andare, in giro ci sono solo soluzioni in affitto turistico o comunque costose. Per un monolocale si arriva a mille euro. E poi è richiesto un contratto a tempo indeterminato per dare garanzie».Il presidente di Federalberghi Garda Veneto, Ivan De Beni, conferma che sempre più strutture si appoggiano a coop di servizi. «Non perché costi meno, anzi», osserva, «ma perché è più semplice a livello operativo, la coop garantisce la copertura di quelle posizioni che fatichiamo a trovare, probabilmente hanno dei canali privilegiati nel mercato del lavoro che noi singolarmente non abbiamo. Una garanzia che ci solleva da ansia e preoccupazione, sgravandoci dalla ricerca di personale», precisa De Beni, confermando come questo sia un fenomeno in crescita a livello nazionale ma ritenendolo ancora marginale sul Garda. «Resta un’operazione straordinaria che l’albergatore fa nel momento in cui non riesce a trovare personale. In prima battuta privilegiamo l’assunzione diretta, anche perché la maggioranza delle nostre strutture è a gestione familiare e si punta a instaurare un legame diretto con il collaboratore. Le coop sono il “piano b”, ma è vero che oggi è un po’ più frequente rispetto a qualche anno fa». Ricorrono all’esternalizzazione anche campeggi e villaggi turistici. «Per le pulizie ci appoggiamo a cooperative. Lo si fa più che altro per l’elasticità, ad esempio per gestire i grossi cambi del fine settimana o i turni di riposo», conferma Giovanni Bernini, presidente di AssogardaCamping. «Le coop che conosciamo garantiscono una paga equa ai lavoratori, lo vediamo controllando le buste paga, ma non escludo che ce ne siano altre meno serie. Un ulteriore problema è che chi vive sul lago, o ha attività in ambito turistico o lavora in altri settori. E così, spesso, i lavoratori vengono da fuori e hanno bisogno di alloggio, che non si trova».
L’Arena, 22 marzo 2025, p. 28 –> CLICCA SULL’IMMAGINE PER LEGGERE L’ARTICOLO