Veneto Economy – Il Garda investe in giovani, territorio, inclusione
Verso un turismo consapevole: il presidente di Federalberghi Garda Veneto, Ivan De Beni, racconta come sostenibilità, inclusione e innovazione trasformano l’accoglienza nel territorio del Benaco
Dalla mobilità sostenibile alle soft skills, dai cammini simbolici all’integrazione scuola-lavoro, il Garda si racconta come un territorio che non ha paura di evolversi e scommette su chi sarà protagonista del suo futuro: le nuove generazioni.
Come sta evolvendo oggi l’offerta turistica del Garda, rispetto alle sfide della sostenibilità e dell’inclusione?
«Sicuramente vi sono stati dei miglioramenti. In particolare in questi ultimi anni c’è stato un salto piuttosto interessante. La pandemia ha segnato uno spartiacque positivo per quanto riguarda questi temi. La progressione è comunque piuttosto graduale e c’è sempre margine di miglioramento».
Qual è la visione strategica di Federalberghi Garda Veneto per conciliare sviluppo economico e tutela del territorio?

«La nostra Associazione è da sempre impegnata nella sensibilizzazione verso una diminuzione del consumo del suolo sul territorio gardesano. Riteniamo, infatti, che il Garda Veneto abbia già raggiunto il numero sostenibile di posti letto e per questo diciamo sì al miglioramento delle imprese turistiche già esistenti, ma no alla costruzione di nuove strutture, proprio per non acuire le conseguenze negative che un eccessivo sfruttamento comporta.
Fondiamo la nostra visione su un turismo di qualità, non di quantità, incentivando le strutture a investire in pratiche sostenibili e in un’accoglienza sempre più esperienziale e consapevole. Inoltre, promuoviamo un dialogo costante con le istituzioni locali e regionali per favorire una pianificazione armonica del territorio, tra sviluppo turistico e salvaguardia ambientale».
Il “Cammino dell’Ospitalità Gardesana” è un progetto simbolico e concreto al tempo stesso. In che modo iniziative come questa contribuiscono a promuovere un turismo più consapevole, inclusivo e rispettoso dell’ambiente?
«L’iniziativa vuole essere il primo passo di un percorso – un inizio – per avvicinare i nostri associati (e non solo loro) a queste tematiche. Notizie anche molto recenti, come il riconferimento della Bandiera Lilla al Comune di Malcesine, o il progetto della nostra Ulss9 Scaligera “Turismo Sociale e Inclusivo nel Veneto”, che a sua volta fa da collettore per altrettanti eventi e progetti legati all’inclusività, ci dimostrano che il territorio è maturo per intraprendere iniziative di questo genere, in cui l’inclusione sia sempre più valorizzata e tutelata».
In un territorio ad alta intensità turistica come il Garda, quali sono le principali criticità in termini di sostenibilità ambientale? Come Federalberghi intende affrontarle?
«Una criticità del territorio è la mobilità, soprattutto nei periodi di alta stagione. Per questo collaboriamo con l’Azienda Trasporti di Verona, promuovendo l’uso dell’app “Ticket Bus Verona” per l’acquisto digitale dei biglietti da parte degli ospiti; sostenendo il potenziamento del servizio locale e finanziando l’“Opera Bus Service”, navetta serale per gli spettatori dell’opera areniana che consente di recarsi in Arena e ritorno senza toccare l’auto. Sul fronte ambientale con l’iniziativa Together Lake Garda, puntiamo a diffondere una nuova consapevolezza ambientale tra operatori, turisti e comunità locali, attraverso la promozione di comportamenti responsabili, nel rispetto delle risorse naturali e culturali del Garda.
Abbiamo inoltre ideato la petizione #iosonolagodigarda, un’azione simbolica e di impatto di cui ci siamo posti a capofila sulla falsariga di quella pensata in Nuova Zelanda per il fiume Whanganui, di forte valenza storica e culturale per le popolazioni locali. Come rappresentanti di una categoria che vive, lavora e ha a cuore il territorio gardesano, vorremmo che anche al nostro Benaco siano riconosciute le stesse tutele ottenute da questo fiume».
L’inclusione nel turismo è spesso percepita come un elemento “accessorio”. Voi l’avete messa al centro. Che cosa significa, concretamente, per un territorio come il vostro, progettare un turismo realmente inclusivo?
«È indubbiamente difficile, ma stiamo cercando di lavorare sulla mentalità degli operatori turistici per aumentare la sensibilità verso questi temi, in modo tale che non vedano più l’inclusività come marginale, ma come una questione prioritaria. Un cambio di visione che potrà consentire finalmente di soddisfare ogni richiesta anche di questo tipo di clientela, per un servizio agli ospiti che davvero non lasci indietro nessuna necessità e sia quindi di assoluta qualità».
Il progetto “Sii Ricettivo” rappresenta un caso virtuoso di ponte tra scuola e territorio. Come nasce questa iniziativa e quali risultati ha già prodotto?
«Il progetto “Sii Ricettivo” è nato nel 2022 da una nostra proposta concreta: creare un ponte reale tra il mondo della scuola e quello del lavoro, coinvolgendo gli istituti alberghieri del territorio e le nostre strutture associate. Con questa iniziativa vogliamo da un lato offrire ai ragazzi un’opportunità di formazione sul campo – aiutandoli a sviluppare competenze professionali direttamente nelle aziende – e dall’altro contribuire alla crescita di un’occupazione qualificata e radicata sul territorio.
Le nostre strutture associate possono ospitare studenti instage, con il supporto degli istituti nel percorso di orientamento, e accompagnarli in una prima vera esperienza nel settore dell’ospitalità. I risultati sono già evidenti: tanti giovani hanno svolto tirocini formativi nelle nostre strutture e alcuni di loro sono stati successivamente assunti; allo stesso tempo si è consolidata la sinergia tra imprese e scuole. Il nostro Comitato Giovani Albergatori partecipa inoltre attivamente a incontri nelle classi per presentare le opportunità del settore».
Quanto è importante oggi coinvolgere attivamente i giovani nelle politiche turistiche locali, e come possiamo renderli protagonisti del cambiamento verso un turismo più sostenibile e inclusivo?
«Dal 2021, abbiamo avviato un percorso sempre più attivo e propositivo per avvicinare i ragazzi alle tematiche che riguardano il settore turistico. Sono tutti piccoli passi, perché parliamo di percorsi a lungo termine per loro stessa natura, ma siamo soddisfatti di quanto raggiunto e maturato sinora. Un esempio è il nostro progetto “Essere Umani”, con cui abbiamo portato nelle scuole l’apprendimento delle soft skills da applicare poi sul luogo di lavoro e nella vita.
Oggi più che mai, se vogliamo un turismo davvero inclusivo, dobbiamo partire dalle persone che lo rendono possibile ogni giorno: gli operatori dell’accoglienza. E questo significa investire nella formazione delle competenze tecniche, certo, ma anche nelle cosiddette soft skills. Formare professionisti consapevoli, capaci di guardare oltre le competenze tecniche, significa costruire un settore più forte e una comunità più aperta».
Le aziende ricettive, spesso, faticano a trovare personale qualificato. In che modo progetti come questo possono contribuire anche a ridurre il mismatch tra domanda e offerta di lavoro nel settore?
«Faccio subito un esempio concreto ricollegandomi al progetto “Sii Ricettivo”: con questa iniziativa puntiamo su un concetto che per noi è chiave: la fidelizzazione della risorsa. Il nostro obiettivo è offrire ai giovani non solo una prima esperienza di stage, ma un percorso professionale e umano che li leghi al nostro territorio e al nostro settore. Quando una struttura investe davvero nella formazione di una persona, trasmette fiducia, valore, prospettiva, valori che motivano il soggetto a restare, a crescere, a contribuire in modo stabile all’azienda.
Con “Sii Ricettivo” accompagniamo questo processo sin dall’inizio: mettiamo in contatto le scuole con le nostre imprese, semplifichiamo l’attivazione degli stage, seguiamo i ragazzi passo dopo passo. E abbiamo già visto risultati concreti: studenti che tornano ogni stagione, che si inseriscono con successo nelle strutture e che fanno dell’accoglienza la loro professione. Ridurre il mismatch, per noi, significa creare legami, non solo contratti. È così che si costruisce un comparto più solido e pronto ad affrontare le sfide del futuro».
SCARICA IL NUMERO DI VENETO ECONOMY DIRETTAMENTE QUI